Il ritorno del Travel Ban negli Stati Uniti: analisi delle nuove politiche e impatti futuri (2025-2026)
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Introduzione
Il contesto attuale del Travel Ban USA nel 2025
Sebbene il Travel Ban negli Stati Uniti sia stato formalmente revocato nel 2021, il 2025 ha segnato la sua decisa reintroduzione, trasformando un dibattito politico in una politica attiva e operativa. Con la rielezione di Donald Trump, la sua amministrazione ha agito rapidamente per ripristinare ed espandere le restrizioni di viaggio, modificando in modo sostanziale il panorama dell’immigrazione statunitense.
Questo cambiamento è stato formalizzato il 20 gennaio 2025, quando il Presidente Trump ha emesso l’Ordine Esecutivo 14161, intitolato “Restricting The Entry of Foreign Nationals to Protect the United States from Foreign Terrorists and Other National Security and Public Safety Threats”. Tale ordine ha avviato un processo volto a identificare i paesi le cui procedure di verifica e screening sono ritenute insufficienti. Un rapporto successivo, presentato il 9 aprile 2025, ha portato alla promulgazione di una proclamazione che ha stabilito restrizioni d’ingresso specifiche. Il nuovo divieto di viaggio è entrato ufficialmente in vigore il 9 giugno 2025.
La motivazione dichiarata per questa nuova serie di restrizioni è la protezione dei cittadini statunitensi da stranieri che potrebbero voler compiere attacchi terroristici, minacciare la sicurezza nazionale, mettere a rischio la sicurezza pubblica o abusare delle leggi sull’immigrazione. I criteri chiave per l’inclusione nell’elenco dei paesi soggetti a restrizioni includono tassi elevati di permanenza oltre il visto (overstay) e la mancanza di cooperazione da parte dei governi stranieri nella condivisione di informazioni e nell’accettazione dei rimpatriati. Questo approccio si concentra su carenze tecniche nelle procedure di screening e sui tassi di overstay, fornendo una giustificazione che si allinea con le preoccupazioni di sicurezza e integrità del sistema migratorio.
Richiedi informazioniIl nuovo Travel Ban del 2025: dettagli e paesi coinvolti
Scendendo nei dettagli, tra le metriche specifiche citate vi sono gli alti tassi di overstay dei visti, come evidenziato per il Myanmar (27,07% per i visti B-1/B-2, 42,17% per i visti F, M e J) e la Repubblica del Congo (29,63% per i visti B-1/B-2, 35,14% per i visti F, M, J). Inoltre, paesi come l’Eritrea sono stati citati per la loro incapacità di rendere disponibili i casellari giudiziari dei propri cittadini e per il rifiuto di accettare i rimpatriati dagli Stati Uniti. Questa focalizzazione su criteri tecnici e di sicurezza mira a fornire una base più solida per il divieto, distinguendolo dalle precedenti versioni che avevano affrontato contestazioni legali basate sulla discriminazione religiosa.
Il nuovo divieto classifica i paesi in due categorie:
- Sospensione Completa dell’Ingresso (12 Paesi): i cittadini di questi paesi sono completamente sospesi dall’ingresso negli Stati Uniti, sia come immigrati che come non-immigrati. Questo elenco comprende Afghanistan, Myanmar (Burma), Ciad, Repubblica del Congo, Guinea Equatoriale, Eritrea, Haiti, Iran, Libia, Somalia, Sudan e Yemen.
- Sospensione Parziale dell’Ingresso (7 Paesi): per queste nazioni, è sospesa l’emissione di visti per immigrati e di visti non-immigranti nelle categorie B (turismo/affari), F (studenti), M (studenti professionali) e J (visitatori di scambio). Questo elenco include Burundi, Cuba, Laos, Sierra Leone, Togo, Turkmenistan e Venezuela.
L’elenco dei paesi colpiti da questo nuovo divieto è più ampio e diversificato rispetto alle precedenti implementazioni. Sebbene alcuni paesi a maggioranza musulmana rimangano inclusi (Iran, Libia, Somalia, Sudan, Yemen), la lista si è estesa significativamente ad altri stati in Africa (Ciad, Congo, Guinea Equatoriale, Eritrea, Burundi, Togo, Sierra Leone), Asia (Myanmar, Laos, Turkmenistan) e America Latina (Cuba, Venezuela, Haiti).
Questa espansione suggerisce un approccio più generalizzato alla “sicurezza nazionale e integrità dell’immigrazione”, potenzialmente per eludere le precedenti sfide legali e per affrontare una gamma più ampia di minacce percepite, come i tassi di overstay o la mancanza di cooperazione sui rimpatri.
L’inclusione di Haiti è particolarmente degna di nota. Questa portata più ampia indica un potenziale cambiamento più profondo e duraturo nella politica migratoria degli Stati Uniti, che va oltre la controversia iniziale del “Muslim ban”.
La proclamazione stabilisce esplicitamente che non vengono revocati i visti statunitensi rilasciati a cittadini dei paesi soggetti a restrizioni prima del 9 giugno 2025. Sebbene esistano eccezioni limitate (ad esempio, per atleti e residenti permanenti legali), gli ufficiali consolari sono incaricati di ridurre i periodi di validità dei visti per i cittadini dei paesi parzialmente soggetti a restrizioni, nella misura consentita dalla legge.
Per chiarezza, la seguente tabella riassume i paesi interessati e il tipo di restrizione applicata:
| Paese | Tipo di Restrizione | Categorie di Visto Colpite | Motivazione Dichiarata (Esempi) |
| Afghanistan | Sospensione Totale | Tutti i visti Immigranti e Non-Immigranti | Deficienze nella condivisione di informazioni, minacce alla sicurezza nazionale |
| Myanmar (Burma) | Sospensione Totale | Tutti i visti Immigranti e Non-Immigranti | Tassi elevati di overstay (B-1/B-2: 27.07%, F,M,J: 42.17%), mancata cooperazione sui rimpatri |
| Ciad | Sospensione Totale | Tutti i visti Immigranti e Non-Immigranti | Tassi elevati di overstay, relazioni bilaterali tese, instabilità |
| Rep. del Congo | Sospensione Totale | Tutti i visti Immigranti e Non-Immigranti | Tassi elevati di overstay (B-1/B-2: 29.63%, F,M,J: 35.14%) |
| Guinea Equatoriale | Sospensione Totale | Tutti i visti Immigranti e Non-Immigranti | Tassi elevati di overstay, preoccupazioni per i diritti umani |
| Eritrea | Sospensione Totale | Tutti i visti Immigranti e Non-Immigranti | Mancanza di disponibilità dei casellari giudiziari, rifiuto di accettare i rimpatriati, tassi elevati di overstay |
| Haiti | Sospensione Totale | Tutti i visti Immigranti e Non-Immigranti | Preoccupazioni per la sicurezza, crisi umanitaria |
| Iran | Sospensione Totale | Tutti i visti Immigranti e Non-Immigranti | Minacce alla sicurezza nazionale, relazioni diplomatiche compromesse |
| Libia | Sospensione Totale | Tutti i visti Immigranti e Non-Immigranti | Minacce alla sicurezza nazionale |
| Somalia | Sospensione Totale | Tutti i visti Immigranti e Non-Immigranti | Minacce alla sicurezza nazionale |
| Sudan | Sospensione Totale | Tutti i visti Immigranti e Non-Immigranti | Minacce alla sicurezza nazionale |
| Yemen | Sospensione Totale | Tutti i visti Immigranti e Non-Immigranti | Minacce alla sicurezza nazionale |
| Burundi | Sospensione Parziale | Visti Immigranti e Non-Immigranti B, F, M, J | Deficienze nella condivisione di informazioni |
| Cuba | Sospensione Parziale | Visti Immigranti e Non-Immigranti B, F, M, J | Deficienze nella condivisione di informazioni |
| Laos | Sospensione Parziale | Visti Immigranti e Non-Immigranti B, F, M, J | Deficienze nella condivisione di informazioni |
| Sierra Leone | Sospensione Parziale | Visti Immigranti e Non-Immigranti B, F, M, J | Deficienze nella condivisione di informazioni |
| Togo | Sospensione Parziale | Visti Immigranti e Non-Immigranti B, F, M, J | Deficienze nella condivisione di informazioni |
| Turkmenistan | Sospensione Parziale | Visti Immigranti e Non-Immigranti B, F, M, J | Deficienze nella condivisione di informazioni |
| Venezuela | Sospensione Parziale | Visti Immigranti e Non-Immigranti B, F, M, J | Mancanza di autorità centrale competente o cooperativa per i documenti, preoccupazioni per organizzazioni criminali |
Le nuove misure legislative sull’immigrazione: l’impatto della “One Big Beautiful Bill”
Oltre al Travel Ban, l’amministrazione Trump ha promulgato una legislazione di vasta portata che ridefinisce radicalmente il sistema migratorio statunitense. Il 4 luglio 2025, il Presidente Donald Trump ha firmato la legge H.R. 1, nota informalmente come “One Big Beautiful Bill”. Questa legge è stata approvata attraverso un processo di riconciliazione di bilancio, una mossa strategica che ha consentito al Congresso di aggirare la soglia abituale di 60 voti al Senato, permettendo l’approvazione con una maggioranza semplice. L’utilizzo di questo meccanismo procedurale indica un approccio determinato e potenzialmente unilaterale alla riforma dell’immigrazione, privilegiando l’attuazione delle politiche anche in assenza di un ampio sostegno bipartisan.
Finanziamenti massicci per l’applicazione e la detenzione
La H.R. 1 stanzia 170,7 miliardi di dollari in finanziamenti straordinari al Dipartimento per la Sicurezza Interna (DHS) e al Dipartimento della Difesa per attività di controllo dell’immigrazione e delle frontiere. Questi fondi coinvolgono direttamente ICE e CBP, segnando un netto spostamento verso un approccio sempre più militarizzato.
Ben 45 miliardi sono riservati alla costruzione di nuovi centri di detenzione per immigrati, incluse strutture familiari. Il budget ICE per la detenzione salirebbe così a 14 miliardi annui entro il 2029, con un incremento del 308% rispetto al 2024. Più che un rafforzamento dei confini, si tratta della creazione di un’infrastruttura permanente, con pesanti implicazioni economiche e per i diritti umani.
Altri 29,9 miliardi finanziano operazioni di espulsione, inclusa l’assunzione di 10.000 nuovi agenti ICE e il rinnovo dei mezzi di trasporto. Al controllo delle frontiere sono destinati ulteriori 28,2 miliardi: 7 per agenti e veicoli CBP, 5 per strutture, 6,2 per tecnologie di sorveglianza e 10 per un fondo di applicazione generale.
Un sistema “pay-to-pay” per l’immigrazione
Il disegno di legge ridefinisce il sistema migratorio in chiave economica, imponendo aumenti drastici alle tasse per domande e benefici. Per la prima volta, chi richiede asilo dovrà pagare 100 dollari per la domanda e altri 100 dollari per ogni anno di attesa. Crescono anche i costi per lo Status di Protezione Temporanea (TPS), per i ricorsi contro l’espulsione e per le richieste procedurali con scadenze.
Particolarmente significativo l’aumento a 1.000 dollari, non rinunciabili, per chi entra con un permesso umanitario (permesso di parole), rispetto ai precedenti 630.
Queste nuove barriere economiche modificano radicalmente la natura del sistema: l’accesso a protezioni legali diventa un privilegio per chi può permetterselo, penalizzando chi ha meno risorse e rischiando di negare il diritto alla protezione sulla base della condizione economica anziché del merito del caso
Restrizioni su salute, nutrizione e benefici fiscali per gli immigrati: “Vetting Estremo”
La H.R. 1 colpisce anche gli immigrati legalmente presenti, negando loro l’accesso all’assicurazione sanitaria, agli aiuti alimentari e al Child Tax Credit per milioni di bambini con almeno un genitore immigrato. Vengono eliminate le protezioni sui centri di accoglienza per famiglie, esponendo i minori al rischio di detenzione prolungata in condizioni insicure.
La legge finanzia pratiche di “vetting estremo” per gli sponsor di minori non accompagnati: controlli sui precedenti di tutto il nucleo familiare ed esami fisici sui bambini, anche molto piccoli, per cercare tatuaggi o segni identificativi.
Queste misure vanno oltre il controllo dei confini, destabilizzano le comunità immigrate e aumentano povertà, traumi e vulnerabilità, anche per chi ha uno status legale o chiede asilo.
Altre novità nelle politiche migratorie del 2025
Oltre al Travel Ban e alla “One Big Beautiful Bill”, altre misure significative sono state introdotte, ampliando ulteriormente la portata delle nuove politiche migratorie.
Cauzioni fino a 15.000 dollari per alcuni visti temporanei
Dal 20 agosto 2025, un nuovo programma pilota consente agli ufficiali consolari USA di imporre, a loro discrezione, cauzioni fino a 15.000 dollari per i visti turistici e d’affari (B-1/B-2). Il provvedimento si applica ai visitatori provenienti da paesi con alti tassi di overstay o sistemi di verifica considerati deboli, e durerà circa un anno, riprendendo un’iniziativa del 2020 mai del tutto implementata.
Questa misura aggiunge un forte ostacolo economico per chi richiede un visto temporaneo, trasformando un normale requisito in una dissuasione finanziaria. Il programma estende il controllo migratorio introducendo penalità economiche per scoraggiare gli overstay, ma rischia di colpire anche chi viaggia legittimamente da paesi meno abbienti, con possibili effetti negativi su turismo, affari e relazioni economiche.
Rafforzamento della verifica per l’immigrazione familiare
Dal 1° agosto 2025, l’USCIS ha aggiornato le proprie linee guida per inasprire lo screening delle petizioni per visti basati su legami familiari, con l’obiettivo di contrastare le frodi, in particolare quelle matrimoniali, e verificare l’autenticità dei rapporti.
Vengono ora richieste prove più dettagliate (foto, documenti finanziari, dichiarazioni di terzi) e colloqui in presenza volti a valutare la reale conoscenza tra coniugi. La presenza di più petizioni da parte dello stesso cittadino o precedenti domande da parte del beneficiario attiverà verifiche approfondite. L’approvazione della petizione non protegge dall’espulsione: l’USCIS può comunque emettere un Avviso di Comparizione (NTA) se il richiedente risulta ineleggibile o sospetto.
Queste modifiche segnano un giro di vite sull’immigrazione familiare, tradizionalmente centrale nel sistema statunitense. Sebbene giustificate dalla lotta alla frode, le nuove regole aumentano l’incertezza anche per le famiglie genuine, rendendo più difficile e rischioso l’accesso al visto.
Contrasto con le politiche dell’amministrazione precedente
Le nuove misure segnano un chiaro contrasto con l’approccio dell’amministrazione Biden, che aveva esteso lo Status di Protezione Temporanea (TPS) fino al 2026 per quasi 1 milione di immigrati da Venezuela, El Salvador, Ucraina e Sudan, e autorizzato visti H-2B aggiuntivi per far fronte alla carenza di manodopera.
Al contrario, l’attuale amministrazione, con provvedimenti come il Travel Ban, la H.R. 1 e gli aggiornamenti USCIS, adotta un’impostazione opposta: non solo cambia rotta, ma smantella attivamente le politiche precedenti, segnando una forte discontinuità ideologica.
Questa inversione repentina genera incertezza e instabilità per le comunità immigrate, gli operatori legali e i partner internazionali, rendendo il sistema sempre meno prevedibile e affidabile.
Reazioni politiche interne: Repubblicani vs. Democratici
Il tema del Travel Ban e delle politiche migratorie in generale è diventato un simbolo di contrapposizione culturale e politica, utilizzato da entrambi gli schieramenti per definire le rispettive agende.
Il fronte conservatore: rafforzamento dell’immigrazione “America First”
Con la rielezione di Donald Trump, l’agenda conservatrice sull’immigrazione è entrata pienamente in vigore. Il Travel Ban è stato reintrodotto, mentre la “One Big Beautiful Bill” (H.R. 1), approvata il 4 luglio 2025, ha stanziato fondi ingenti per applicazione e detenzione, rafforzando l’impegno verso politiche restrittive in nome della sicurezza nazionale e degli “interessi americani”.
Questa linea dura si inserisce nella strategia più ampia di Project 2025, che mira a smantellare la burocrazia liberal e a sfruttare l’autorità esecutiva per attuare riforme radicali. Il divieto indefinito di accesso per i rifugiati, ancora oggetto di contenziosi legali, rafforza ulteriormente la visione intransigente dell’amministrazione.
Non si tratta solo di singoli divieti, ma di un riposizionamento sistemico: limitare fortemente l’immigrazione, intensificare i controlli e mettere in secondo piano integrazione ed esigenze umanitarie, in nome di un’agenda “America First” consolidata.
Il fronte progressista: denuncia e advocacy
I Democratici e numerose organizzazioni per i diritti civili hanno duramente criticato il nuovo Travel Ban di Trump, definendolo razzista, discriminatorio e sconsiderato. Sostengono che non migliorerà la sicurezza nazionale ma isolerà gli Stati Uniti, danneggiando famiglie, studenti, professionisti e la stessa economia, colpendo le persone in base alla loro origine.
L’inclusione di Haiti nel divieto ha suscitato forti proteste, soprattutto tra i legislatori democratici in Florida. Amnesty International USA e il CAIR lo hanno definito “ideologicamente motivato” e “decisamente crudele”. I Democratici continuano a invocare la sua abrogazione e una riforma migratoria più equa.
La reazione immediata e compatta mostra che il Travel Ban resta un punto nevralgico del conflitto ideologico sull’immigrazione: una battaglia che tocca valori fondamentali come identità nazionale, diritti civili e umanità.
Reazioni internazionali e risposte dei paesi coinvolti
La reintroduzione del Travel Ban ha subito riacceso le critiche globali. L’ONU, Amnesty International e Human Rights Watch hanno ribadito la loro opposizione, denunciando la natura discriminatoria del divieto. Anche l’Unione Europea ha espresso preoccupazione per le ripercussioni sulle relazioni diplomatiche e sulla cooperazione bilaterale.
Il coinvolgimento di paesi colpiti da crisi umanitarie – come Afghanistan, Haiti, Sudan e Yemen – rischia di compromettere ulteriormente il soft power e la credibilità morale degli Stati Uniti. Queste politiche, considerate disumane da molti attori internazionali, potrebbero ostacolare la cooperazione multilaterale anche su temi come sicurezza, commercio e scambi accademici, indebolendo la fiducia globale nei confronti degli Stati Uniti.
Risposte specifiche dei paesi e implicazioni geopolitiche
Il nuovo Travel Ban colpisce direttamente 19 paesi, molti dei quali attraversanti gravi crisi interne. Tra questi, Afghanistan e Myanmar, segnati da repressioni e conflitti, e paesi già soggetti a divieti in passato come Iran, Libia, Somalia, Sudan e Yemen. L’inclusione di Haiti, nonostante l’emergenza umanitaria e la vasta diaspora negli USA, è tra le più controverse.
Anche se le ritorsioni non sono ancora definite, precedenti storici – come nel caso del Venezuela – fanno prevedere risposte reciproche o restrizioni simboliche. Il divieto potrebbe alimentare propaganda antiamericana e aggravare le tensioni con nazioni già in attrito con Washington.
Infine, la selezione basata su “verifiche insufficienti” è vista da molti paesi come un’ingerenza nella sovranità nazionale, aumentando il rischio di scontro diplomatico e isolamento.
Effetti del nuovo Travel Ban su turismo, visti e immigrazione
Il Travel Ban USA, sebbene non più in vigore nella sua forma precedente, ha lasciato conseguenze durature su diversi aspetti della mobilità internazionale. La sua reintroduzione nel 2025 sta già mostrando effetti simili, se non amplificati, a causa dell’ampiezza delle nuove politiche.
Impatto sul turismo
La reintroduzione del divieto di viaggio dovrebbe causare un calo significativo dei flussi turistici dai paesi colpiti, riflettendo le perdite economiche osservate durante il periodo 2017-2021. Il messaggio veicolato dalla politica, che rende i confini meno accoglienti, rafforzerà probabilmente una percezione negativa degli Stati Uniti come destinazione turistica, in particolare in Medio Oriente e Africa. I tour operator internazionali potrebbero nuovamente limitare le offerte verso gli Stati Uniti per evitare complicazioni burocratiche.
Effetti sull’immigrazione e sui ricongiungimenti familiari
Il nuovo Travel Ban sospende per 12 paesi sia i visti per immigrati che per non-immigrati, e per altri 7 solo quelli per immigrati, bloccando migliaia di richieste e causando nuove separazioni familiari, oltre a impedire l’ingresso di studenti e lavoratori.
La “One Big Beautiful Bill” aggrava la situazione: impone tasse elevate sulle domande di asilo e altri benefici, restringe le verifiche per le petizioni familiari e approva la detenzione familiare a lungo termine, sollevando forti criticità umanitarie.
La combinazione di Travel Ban, disegno di legge e nuove linee guida USCIS rappresenta un’azione coordinata per limitare drasticamente le vie legali di immigrazione. Le conseguenze probabili includono una riduzione complessiva dell’immigrazione regolare, più famiglie divise e un aumento della migrazione irregolare per mancanza di alternative accessibili.
Conseguenze sui visti
Oltre ai divieti espliciti, le nuove politiche complicano ulteriormente l’accesso ai visti. I visti non-immigranti (B, F, M, J) sono sospesi per i cittadini di sette paesi parzialmente soggetti a restrizioni, con indicazioni agli ufficiali consolari di ridurne la validità. Dal 20 agosto 2025, un programma pilota consente inoltre l’imposizione di cauzioni fino a 15.000 dollari per visti turistici e d’affari da paesi con alti tassi di overstay.
Queste misure, tra sospensioni, limitazioni temporali e nuove cauzioni, creano un contesto sempre più costoso, complesso e incerto per studenti, lavoratori e viaggiatori legittimi. Più che rafforzare i controlli, sembrano disincentivare l’ingresso legale con barriere burocratiche ed economiche sempre più alte.
Recap e previsioni per il 2026
Con la rielezione di un’amministrazione conservatrice e le ampie modifiche legislative promulgate nel 2025 (il nuovo Travel Ban e la H.R. 1), la previsione per il 2026 è la continuazione e il potenziale approfondimento di queste politiche:
- Mantenimento del Travel Ban: si prevede che le restrizioni di viaggio attuali rimarranno in vigore e potrebbero essere ulteriormente ampliate o modificate in base a nuove valutazioni di sicurezza o geopolitiche.
- Aumento dell’Applicazione e della Detenzione: i massicci finanziamenti previsti dalla H.R. 1 per l’ICE e la CBP garantiranno una continua espansione delle operazioni di applicazione delle leggi sull’immigrazione, con un aumento delle detenzioni e delle espulsioni.
- Procedure visti più rigorose: le procedure per ottenere i visti, in particolare per le categorie colpite dal Travel Ban e per le petizioni basate su legami familiari, rimarranno complesse e richiederanno una documentazione estesa e colloqui approfonditi. Il programma pilota delle cauzioni per i visti potrebbe essere esteso o reso permanente.
- Misure punitive costanti: le disposizioni della H.R. 1 che impongono tasse elevate e riducono i benefici per gli immigrati continueranno a creare un ambiente difficile per le comunità immigrate, rendendo più arduo l’accesso ai percorsi legali e ai servizi essenziali.
Consigli per i viaggiatori e gli immigrati
In questo contesto di politiche migratorie in continua evoluzione e sempre più restrittive, è fondamentale che chiunque intenda viaggiare, studiare o emigrare negli Stati Uniti sia estremamente preparato e informato:
- Consultare fonti ufficiali: verificare sempre le pagine ufficiali del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti e dell’USCIS per gli aggiornamenti più recenti sulle politiche di ingresso, i requisiti per i visti e le restrizioni di viaggio.
- Informarsi presso Ambasciate e Consolati: le ambasciate e i consolati statunitensi nel proprio paese sono fonti primarie di informazioni specifiche per la propria nazionalità e situazione.
- Affidarsi agli esperti: per pratiche complesse, soprattutto per visti di studio, lavoro o ricongiungimento familiare, è consigliabile affidarsi ad avvocati specializzati in immigrazione o agenzie con comprovata esperienza nel contesto americano.
- Monitorare le decisioni giudiziarie: le decisioni della Corte Suprema e di altri tribunali federali possono avere un impatto significativo sull’attuazione delle politiche migratorie, in particolare quelle legate alla sicurezza e ai diritti civili.
Nel 2026, più che mai, sarà essenziale non farsi trovare impreparati. Il Travel Ban e le nuove leggi sull’immigrazione hanno un impatto concreto su milioni di persone in tutto il mondo, e la loro evoluzione continuerà a modellare la mobilità internazionale.
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